LA TREPIDA METAFORA DEL GIOCO

Mostra personale di
Mimmo Di Laora

a cura di Giuliana Albano
presentazione di Marianna Cozzuto
dal 10 al 25 maggio 2014

IL GIOCO DELL’ARTE

Il gioco, per definizione, presuppone un sistema di regole, intuitivo o codificato. Un sistema, che instaura un nuovo ordine, sempre straordinario, per quanto provvisorio, entro l’ordinario della vita. Mentre garantisce che l’illusione, di breve durata, sia senza conseguenze, esige però dal giocatore un’accettazione piena e incondizionata della regola; cosa non da poco. Così è l’arte, che in parte è proprio un gioco.

Questa mostra delle opere dell’ultimo ventennio artistico di Mimmo Di Laora, incisore e scultore, nasce proprio dalla consapevolezza di quanto il gioco possa influire sui comportamenti umani. Le opere sono disposte quasi a librarsi nello spazio, ricapitolando i segni più frequenti del suo immaginario: segni-simboli, e altresì segni ludici, con i quali l’artista ricompone un universo che da esteriore si fa interiore, come un cammino dell’anima. Ecco le barche e i pesci, i dadi e i tavoli, gli angeli sbuffanti, le croci stilizzate. Anche sul piano materico la ricerca di Di Laora è molteplice; l’artista utilizza vari materiali e recentemente un materiale insolito, l’alluminio.

Ricercare pare essere il verbo e il segno distintivo dell’artista, che stupisce per la fecondità del suo universo creativo, così affabulante e tuttavia così esistenziale, in cui si fanno equilibrio umorismo e sapienza tecnica. L’artista, all’interno di un percorso che si delinea nitidamente, e in cui si riconosce con immediatezza il suo stile, esprime sempre nuove formule, arricchendo evolutivamente un percorso iniziato negli anni Settanta.

Tratta le forme e le fissa nei dettagli come eventi immaginari che assurgono alla concretezza attraverso la creatività che solo l’arte può realizzare. I cavalieri di “Pulcinella”, gli angeli, i gechi, il Vesuvio, il mare rimandano a momenti precisi e a luoghi concreti dell’infanzia e del passato che vengono sussurrati nel presente con le sue opere.

Mimmo titola sempre le sue opere, alle quali dona la parola “ambiguità” per mettere in dubbio lo schema della percezione visiva, rendendola da un lato inaffidabile e passibile di una o più variazioni, dall’altro un puro gioco intellettivo.

Le opere degli anni Novanta sono caratterizzate da sfondi dorati e sagome a rilievo: riquadri che racchiudono spunti pittorici, oggetti diversi della realtà naturale, disposti con apparente casualità. Il fine gusto decorativo e composito si fa così proiezione intimistica, avventura narrativa, suggerendo poetici viaggi metaforici, storie minime aperte al sogno e alla fiaba, articolati in un rigore quasi astratto e sequenziale delle immagini.

Di Laora incastra la forma nei riquadri più oscuri, utilizza il nero come a creare uno spazio improvviso dove collocare i simboli che sono facilmente leggibili. Quei simboli che rievocano la sua infanzia, ma anche i giochi da bambini di tutti noi. Il Vesuvio, che fa parte della sua cultura, il geco è animale delle case, sempre libero; le scale, i pesci, le barche i dadi.

Questi ultimi due simboli saranno ripresi anche nell’ultimo decennio. Il nero diventa grigio, fino ad arrivare ai pigmenti in polvere blu. Sono i simboli vecchi e nuovi del raffinato e fantastico vocabolario dell’artista. E’ l’ingresso in un mondo incantato, magico e surreale: i colori fluidi, il blu brillante dello sfondo richiamano i portali dei magnifici villaggi africani del Mediterraneo. L’ artista ci spinge ad entrare nell’ opera e si ha la sensazione di essere accolti da una ondata di colori, di odori, di rumori troppo familiari.

Un discorso a parte è il suo ultimo lavoro, Respiro Divino, di ispirazione religiosa. Dalle tonalità dei colori affiora la forma. Il compito dell’artista è “pilotare”, laddove è necessario, la mano affinché il suo tratto non debordi oltre la scelta della mente. L’opera è di raffinata ed estrema bellezza e ricercatezza. Egli assembla in un unico lavoro gran parte della sua indagine artistica sicché tra i due dadi sembra ovvio inserire la sinuosità della croce, elemento centrale della sua nuova opera.

Capitolo a parte sono altresì alcune sue installazioni cariche di spiritualità e di emozione, come Acqua e Luce, caratterizzata dal sale, altro elemento distintivo della sua opera, composta di 12 secchi di cartapesta, ognuno con un pigmento colorato diverso, che diventano simboli di mistero e contenitori di conoscenza. Analoga suggestione restituisce la piccola installazione Un mare di barche, caratterizzata da un interno dipinto con pigmenti blu d’oltremare, con le barchette di carta affondate e sopra un secchio un foglio di plexiglas con un testo scritto in scrittura Brail, in cui è possibile leggere una poesia. Il tema del tempo viene riproposto nell’opera presentata per il Premio COMEL, Nudo tempo ti ascolto, fatta di alluminio e orologi veri, contenuti in scatolette di alluminio, che amplificano lo scandire sonoro del tempo. “il tempo…non lo puoi fermare!”, sembra dire. Del resto sono in molti a sostenere che non si può pensare al futuro senza considerare il passato. Nella vita come nell’arte.

Orari di visita: dal martedì alla domenica dalle 17:30 alle 20:00 | Ingresso libero